
19
agostoIl lavoro Agile tra ricerche, risultati e persone
Smart working, lavoro agile, settimana corta. Sono solo
alcune delle parole chiave nell’attuale mondo aziendale, diffusesi soprattutto
con l’avvento della pandemia da Covid-19. Tuttora vi è un grande dibattito
sull’impatto di questi nuovi modelli e sulle relative conseguenze: calerà la
produttività? Rallenterà l’innovazione? Come bilanciare la vita privata?
Tante le domande e poche le risposte. Non a caso,
attualmente, vi sono numerose ricerche, studi e articoli di settore che stanno
analizzando i possibili risvolti a livello mondiale. Ogni giorno, per fortuna,
assistiamo a incontri, dibattiti e tavole rotonde: potrebbe essere la volta
buona in cui si discute seriamente della situazione del mondo del lavoro e dei
lavoratori.
In questo scenario, un nuovo studio, condotto da ricercatori
dell’Università di Stanford, dell’Università di Hong Kong e di quella di
Pechino, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato che il
lavoro ibrido, un modello che combina il lavoro tradizionale in presenza con
quello da remoto, aumenta i livelli di soddisfazione e riduce i tassi di
dimissione. La ricerca è stata condotta per sei mesi tra il 2021 e il 2022
nella sede di Shanghai di Trip.com, uno dei principali tour operator cinesi. I
1612 dipendenti coinvolti sono stati divisi in due gruppi: alcuni di loro hanno
potuto lavorare da casa due giorni su cinque, mentre altri sono andati in
ufficio tutti e cinque i giorni.
Al termine di questo esperimento è emerso che il lavoro
ibrido non ha alcun impatto negativo sulla produttività dei lavoratori. I
dipendenti che hanno potuto lavorare alcuni giorni da casa hanno affermato di
essere maggiormente soddisfatti dell’equilibrio tra lavoro e vita privata
rispetto a chi si è dovuto recare in ufficio tutti i giorni. Lo studio ha
dimostrato che i tassi di dimissione tra chi adotta una modalità ibrida sono
diminuiti di un terzo, ciò ha permesso all’azienda di risparmiare sui costi del
turnover.
Studi e ricerche in questa direzione non mancano neppure nel
nostro Paese. Recentemente, tutti i dipendenti di Magister Group, società
multi-business con oltre 300 consulenti che offre servizi nel campo delle
risorse umane, hanno iniziato la settimana corta: quattro giorni lavorativi a
parità di salario. Una riduzione del 20% dell’orario, con la stessa
retribuzione.
Dalle valutazioni e dal monitoraggio esterno, è emerso che
la settimana corta ha funzionato. I dati percettivi sono stati quasi tutti in
miglioramento e, allo stesso tempo, anche i dati economici hanno tenuto.
Infatti, nonostante i dipendenti abbiano lavorato il 20% in meno, l’azienda non
ha dovuto sostenere ulteriori costi; non ha, infatti, assunto più dipendenti e,
anzi, risulta che le persone abbiano organizzato meglio il proprio tempo e
lavoro.
È chiaro che questi studi devono essere ben interpretati.
Non possiamo certamente parlare di “lavorare meno”, con il timore che possano
poi manifestarsi effetti negativi: aumento del ritmo di lavoro, maggiore stress
e ansia, riduzione della dimensione sociale. La soluzione per lavorare meglio
non può e non deve essere unicamente la riduzione dell’orario di lavoro, ma
devono essere valutate anche nuove esperienze e modalità di partecipazione al
lavoro.
L’obiettivo è quello di riflettere e confrontarsi su un
mondo del lavoro in continua evoluzione. Analizzare le imprese e i lavoratori,
l’organizzazione del tempo e la gestione delle risorse umane. Lavorare e
discutere su un presente in continuo cambiamento e un futuro che sta arrivando.